
Nella mia cucina ci sono impronte di Superga sporche di terra, segno inequivocabile dell'arrivo di maggio.
Come vede scagazzare la prima rondine, la mutter si fa crescere il pollice verde e organizza la spedizione più temuta dell'anno: "La gita alla serra", ovvero tre ore tappati in un capannone col tetto d'amianto avvolti in un'atmosfera alla "Alone in the Dark" versione nicaraguense, 25 gradi fuori e 40 dentro, umidità 95% circa, sembra di stare dentro una lavatrice col programma "sporco appiccicaticcio e incrostato-90 gradi".
Però la piante sono belle.
Ah,sì: ci sono i Ficus Benjamin, con le loro foglioline delicate e il tronco sottile, gli iris impettiti bianchi e viola, l'edera avvolgente e le sue amiche rampicanti, di un verde brillante come il dorso del BrucoMela a Fiabilandia.
E poi le rose, così languide, sicure della loro oggettiva bellezza: gialle, rosse, rosa, bianche.
Mi inebrio dell'odore umido del terriccio e ricordo le passeggiate nei boschi, con quella paura che mi trascina ogni volta che cala la sera, e quell'aroma di entroterra che associo sempre al vomito.
Ci sono alberelli di limoni, famigliole di lillà, cespugli di margherite.
Una varietà di piante da far girare la testa a qualsiasi appassionato, ma tanto lo so che non mi ci devo affezionare troppo.
Ogni anno, invariabilmente, dopo aver contemplato ogni singolo prodotto della serra, torniamo a casa con la macchina carica di gerani e ciclamini.
Punto.
"Perchè sono i più facili da tenere, l'acqua una sera sì e una no, sole e vento sono i benvenuti, piogge acide del bolognese pure".
Quest'anno però ho visto un espositore di erbe aromatiche, e non ho potuto trattenermi dal frignare come una bambina: "mamma, compramelo!"
E sul balcone della cucina ora vivono rigogliose una piantina di basilico, una di timo, una di salvia e una di menta limoncina.
Quando sono triste, quando penso agli esami o al lavoro o al poco tempo che ho per me, per scivere, per riposare, o semplicemente quando ho voglia di un sorriso che mi manca, apro la finestra, sfrego pollice e indice sulle foglie delle mie piantine e annuso.
Poi penso che se ogni tossico della terra potesse coltivare un balconcino profumato come il mio, non avrebbe bisogno di altre droghe per trovare la felicità.
3 commenti:
Ahh...il profumo del basilico! ;-)
Dovresti sentire la menta limoncina...viene voglia di preparare il tè ogni volta che l'annusi...sniff sniff :)
Col basilico non c'è paragone. E poi il tè alla menta va bevuto sulla piazza Djemà el Fnaa, possibilmente al tramonto :)
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