mercoledì, maggio 03, 2006

Era de Maggio


Nella mia cucina ci sono impronte di Superga sporche di terra, segno inequivocabile dell'arrivo di maggio.
Come vede scagazzare la prima rondine, la mutter si fa crescere il pollice verde e organizza la spedizione più temuta dell'anno: "La gita alla serra", ovvero tre ore tappati in un capannone col tetto d'amianto avvolti in un'atmosfera alla "Alone in the Dark" versione nicaraguense, 25 gradi fuori e 40 dentro, umidità 95% circa, sembra di stare dentro una lavatrice col programma "sporco appiccicaticcio e incrostato-90 gradi".
Però la piante sono belle.
Ah,sì: ci sono i Ficus Benjamin, con le loro foglioline delicate e il tronco sottile, gli iris impettiti bianchi e viola, l'edera avvolgente e le sue amiche rampicanti, di un verde brillante come il dorso del BrucoMela a Fiabilandia.
E poi le rose, così languide, sicure della loro oggettiva bellezza: gialle, rosse, rosa, bianche.
Mi inebrio dell'odore umido del terriccio e ricordo le passeggiate nei boschi, con quella paura che mi trascina ogni volta che cala la sera, e quell'aroma di entroterra che associo sempre al vomito.
Ci sono alberelli di limoni, famigliole di lillà, cespugli di margherite.
Una varietà di piante da far girare la testa a qualsiasi appassionato, ma tanto lo so che non mi ci devo affezionare troppo.
Ogni anno, invariabilmente, dopo aver contemplato ogni singolo prodotto della serra, torniamo a casa con la macchina carica di gerani e ciclamini.
Punto.
"Perchè sono i più facili da tenere, l'acqua una sera sì e una no, sole e vento sono i benvenuti, piogge acide del bolognese pure".
Quest'anno però ho visto un espositore di erbe aromatiche, e non ho potuto trattenermi dal frignare come una bambina: "mamma, compramelo!"
E sul balcone della cucina ora vivono rigogliose una piantina di basilico, una di timo, una di salvia e una di menta limoncina.
Quando sono triste, quando penso agli esami o al lavoro o al poco tempo che ho per me, per scivere, per riposare, o semplicemente quando ho voglia di un sorriso che mi manca, apro la finestra, sfrego pollice e indice sulle foglie delle mie piantine e annuso.
Poi penso che se ogni tossico della terra potesse coltivare un balconcino profumato come il mio, non avrebbe bisogno di altre droghe per trovare la felicità.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ahh...il profumo del basilico! ;-)

Choppa ha detto...

Dovresti sentire la menta limoncina...viene voglia di preparare il tè ogni volta che l'annusi...sniff sniff :)

Anonimo ha detto...

Col basilico non c'è paragone. E poi il tè alla menta va bevuto sulla piazza Djemà el Fnaa, possibilmente al tramonto :)