Come ben sapete voi che non ignorate il mio blog e perciò non brancolate nell'oscurità senza scampo, io DETESTO aspettare.
L'ultima volta che ho dedicato un post all'attesa, nel giro di un giorno mi son ritrovata ricoverata al Maggiore con un cancro. E adesso ecco che riscrivo dell'aspettare e di cosa potrei fare nel frattempo e magari potrei cambiare le lenzuola in questo tempo morto di dieci minuti, pulire i pavimenti, passare il Folletto Vorwerk (tra parentesi, nuovo di pacca ancora non mio perché pagandolo a rate non sarà mio fino alla fine dell'anno, bastardi crucchi del follettovorwerk che ignorano la decenza di un prezzo equo e per questo brancoleranno in un'oscurità senza scampo).
Questo post dunque potrebbe voler significare che non sono per niente scaramantica.
O che lo sono troppo, e dunque esorcizzo l'eventualità di un'ulteriore grossa sfiga tirando fuori lo stesso argomento dell'ultima volta, c'est à dire l'incriminata attesa.
O che sono a corto di argomenti.
O che sono piena di cose da fare e nell'unico momento di pausa scrivo inutili post invece di usufruire degnamente del tempo sgurando le tazze di venti colazioni a questa parte.
O che magari, pur essendo il tema lo stesso, l'attesa di dicembre è assai diversa da questa qui, primaverile anche se con 'sto freddo non sembra.
Allora era quasi noia, un buio meno buio nel buio del niente, o di qualcosa lontano.
Adesso è quasi una gioia, uno splendore appena più vivo nella luce abbagliante delle cose.
(che brancolano nell'oscurità senza scampo).
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