mercoledì, febbraio 02, 2011

Nip/tuck

Mi sono dovuta togliere il berretto di lana nero, che la nonna mi ha regalato per Natale prima che tutta la faccenda scoppiasse e io diventassi una persona diversa anche se in fondo sempre uguale.
Anzi.
Prima ho dovuto bussare alla porta blu; nel nuovo reparto di ginecologia del Maggiore hanno messo solo porte blu enormi (se no come ci passano i letti, testina?). Pensavo ci fosse bisogno di prendere un numero come dal salumiere, visto che la stanza era piena di persone
(donne)
con la faccia di chi aspetta solo cose brutte.
Io, non so perché, mi aspettavo solo cose belle. Non bisognava mica prendere il numero, bisognava bussare.
Mi hanno detto subito "avanti" e io ho detto "sono qui per farmi medicare una ferita",
come se fossi caduta dalla bici e sbucciata un ginocchio.
(Sono inciampata su un bisturi e tagliata la pancia a metà).
Mi hanno detto subito "spogliati" e
mi sono dovuta togliere il berretto di lana nero, che ho portato così poche volte da quando me l'ha regalato la nonna per Natale, poi la sciarpa, il cappottino rosa, la maglia viola con le tasche
e sono rimasta in reggiseno che adesso mi sta tre volte, che culla le tette come una mamma stanca. I pantaloni li ho potuti tenere, e anche gli stivali: su quelli ho dovuto mettere però dei sacchettini di plastica blu, per proteggere le suole.
Uguali a quelli che ho messo sui piedi nudi in sala operatoria, per proteggere le piante
(da cosa? Forse mentre dormivo mi hanno fatta camminare?)
La pancera, anche quella l'ho tenuta, me l'ha slacciata l'infermiera riccia poco prima di stendermi sul letto.
Mi ha detto: "piano piano sai"
e poi
"cos'è successo a questa panciotta?"
Forse un giorno, insieme alla pelle provata dall'intervento e dall'improvviso dimagrire, mi s'invecchierà anche la faccia, e allora le persone non mi diranno più "bimbotta", "panciotta", e cominceranno a trattarmi con il distacco che si riserva a chi è in grado di badare a sé.
Stesa sul lettino non mi vedevo il taglio, chiacchieravo e raccontavo della mia ciste Maciste, nata in un'ovaia e poi cresciuta insieme a me. Chissà a quanti episodi della mia vita ha assistito, chissà se mi ha visto dare il primo bacio, se si è mossa insieme a me tutte le volte che ho fatto l'amore.
Avrà mangiato quello sformato di spinaci che ho preparato per Sara, e che non mi è mai più riuscito così bene? Sarà stata ferma con me mentre morivo di paura in mezzo alla stanza buia delle sessioni di nascondino cieco?
(Non posso giocare, dicevo, perché soffro d'asma e con il fiatone è troppo facile trovarmi, non è valido).
(Quante volte ho ripetuto in questi giorni che non ho né mai ho avuto problemi respiratori, e a quanti anestesisti e medici diversi, non so).
(Da piccoli si ha più paura della paura che paura stessa).
Mi hanno detto
"si è alimentata con gli estrogeni della tua ciccia, succede qualche volta ed è successo a te",
(che culo)
poi ho sentito un bruciore mentre ero stesa sul lettino, una sensazione di paglietta da piatti che s'incastra nei rebbi di una forchetta.
"E' normale?"
"Certo, è il Betadine".
Sentivo la pancia diventarmi arancione e pensavo fosse finita lì, torni tra due settimane, arrivederci.
Invece l'infermiera riccia è ricomparsa in cielo con un paio di pinzette come quelle che userebbe Polifemo per togliersi i peli dal naso, e io ho chiesto
"Ma mi toglie già i punti?"
e allora ecco, visto che a sentire tutto lo staff del reparto la mia ferita è bella da mozzare il fiato, mi hanno tirato via la seta nera che la teneva unita, idealmente al riparo da qualsiasi rischio di rottura, emorragia, collasso, implosione.
Adesso deve farcela solo la mia pelle, quella che ancora non ho avuto il coraggio di sbirciare perché chissà come sarà vizza, chissà io nuda con metri e metri di pellicola molliccia ballonzolante come membra di lumache, chissà sarà rossa,
"Ti tolgo un po' di crosticine, il resto le devi togliere tu, ok?"
Ok!
E così inerme, a pancera spalancata, arriva il mio chirurgo preferito
("signorina, questo è un cistoma...mmmh...più grande di lei. Ciclopico! Quando abbiamo finito di operarla peserà 20 kg di meno")
(25)
che quando mi ha stesa sul lettino la sera del mio arrivo, mi ha chiesto
"Cosa fai nella vita?"
come se potessi avere una vita all'infuori di lì, di quella pancia, del terrore e della malattia.
Sentivo i miei capelli farmi da cuscino e il mio chirurgo preferito baciarmi e dire che devo andare da lui, per un'ecografia, per il controllo, e sentivo il lucidalabbra che mi ero messa al mattino asciugarsi e sapere di mirtillo.
Poi sentivo i punti andarsene pian piano, uno dopo l'altro come i salti di un sasso sull'acqua, e ogni punto che saltava era una preoccupazione che se ne andava via, un brutto ricordo che scompariva, un dolore, una disillusione, per lasciare il posto a una vita liscia, a dei giorni segnati di rosso ma piani, chiusi, sigillati dalla stessa forza che dovrà avere la mia epidermide, me stessa elastica, che decido da sola se avere paura o no e, se sì, per cosa.
Ma sul momento non ci pensavo, a tutto questo.
Pensavo solo che stavo bene e che la sera per cena avrei preparato il purè.



6 commenti:

Prisma ha detto...

Che bello, Choppa!!!!! :D

Choppa ha detto...

dici? Almeno intellettualmente, forse, lo è!

Prisma ha detto...

Sì! Si sente tutta la forza della crisalide che è in via di trasformazione :) Soprattutto in questo passaggio:

Poi sentivo i punti andarsene pian piano, uno dopo l'altro come i salti di un sasso sull'acqua, e ogni punto che saltava era una preoccupazione che se ne andava via, un brutto ricordo che scompariva, un dolore, una disillusione, per lasciare il posto a una vita liscia, a dei giorni segnati di rosso ma piani, chiusi, sigillati dalla stessa forza che dovrà avere la mia epidermide, me stessa elastica, che decido da sola se avere paura o no e, se sì, per cosa.

daniela ha detto...

Mi hai incredibilmente commosso. Per l'ennesima volta brava!!!

Ricky32 ha detto...

Wow! Constato che, a parte i 25 kg di roba, non è sparita la tua mano/penna/tastiera magica. Mi è venuto un po' di magone, ecco... Welcome back!

Choppa ha detto...

grazie amici, anche voi mi fate commuovere con il vostro affetto indefesso