giovedì, ottobre 21, 2010

Torcicolloquio (bis)

Parto svantaggiata, il che è sempre una bella cosa.
Che distende.
Ci sono un manipolo di ragazze carine tutte in attesa di sostenere il colloquio.
Forse prima dovrei dire per cosa.
E' il colloquio per venire inclusi nel progetto di Servizio Civile di un Comune vicino a Casa Mia.
(orribile sensazione di "oddio se ne parlo forse non mi prenderanno". E' un periodo di paranoia spinta, non fateci caso).
Io sono vestita così: stivali grossi marroni, pantacalze blu, maglione lungo con le tasche marrone, enorme impermeabile nero bellissimo ma grande come la Kamchatka, borsa dei Beatles con scritto "A hard day's night".
Non proprio il massimo dell'eleganza, ma non son mica lì per diventare segretaria di un notaio.
Son lì per diventare volontaria stipendiata poco e male per un progetto stupendo che prevede che io legga libri a bambini stranieri molto piccoli.
Quindi, le qualità che devono emergere sopra tutte sono:
pazienza
istinto materno
tranquillità interiore
amore per la lettura

Sono convinta di possederle tutte, specialmente l'ultima, ok forse la penultima no, però insomma, a fingere sono molto brava anche se non mi piace farlo.
Comunque, dicevo, parto svantaggiata.
Come mai? Non sono laureata.
Capisco che quest'onta non me la toglierò mai finché non mi deciderò a dare il benedetto ultimo esame e a consegnare la tesi e ad affrontare tutta la burocrazia e le paure e gli ostacoli mentali che m'impediscono di porre la parola FINE a questo strazio del non essere laureata, però nel frattempo sono così, eccomi, sono proprio questo: non laureata.
Perciò ho già un punto in meno in graduatoria di questo manipolo di ragazze carine che attendono il colloquio.
Come sempre, come -se la memoria non m'inganna- succede prima degli esami, nel momento di terrore le differenze si azzerano, e comincio ad attaccar bottone con la tipa dai capelli lustri seduta accanto a me.
"Sei qui per il progetto degli stranieri?"
"No, per l'altro"
"Ah."
...
"Sei laureata?" (vi ho detto o no che è un periodo di paranoia?! E allora, lasciatemi in pace)
"Sì, io ho fatto lingue"
"Ah, ma dai! Anch'io! Cioè, io non sono ancora laureata, cioè devo finire la triennale ancora mi sono arenata, ma ho fatto altro sì ho fatto altre cose e così..."
"Beh dai, ma a marzo ce la fai?"
"Eh? Ah, sì, credo di sì, sì spero. Sto preparando la tesi di angloamericana".
"Ah no, io ho fatto letteratura inglese"
"Ah. E poi, cosa ti piacerebbe fare?"
"Mah....non so...mah...tradurre, forse"
"Bello! Anche a me! Stai già facendo traduzioni?"
"No io non ho mai fatto niente, sto facendo la specialistica"
"Ah ok. Non hai mai lavorato?"
"No no"
"Ok."
... specializzanda sì, ma a 25 anni esperienza lavorativa zero. I pro e i contro del laurearsi in corso.

Vediamo sfilare tutta una serie di giovani virgulte in minigonna e Converse, tornare indietro dopo dieci minuti e commentare la loro prestazione con un laconico "Boh, non so, ti chiedono cosa sai del Servizio Civile. Boh, in bocca al lupo".
Poi, come da inquietante tradizione, dopo che la prima ha usato quella formula, TUTTE la ripetono uguale. Incredibile.
"Boh, non so, ti chiedono cosa sai del Servizio Civile. Boh, in bocca al lupo".
Per cinque volte di fila.
In giro c'è paura di cambiare, ve lo dico io.
(e di pensare con la propria testa, ma questa non è una novità).
Alla fine tocca a me, e tanto per non smentirmi, appena chiamano il mio nome mi accorgo che un cordino del mio immenso impermeabile è rimasto impigliato nella sedia; così, mentre tutte le ragazze carine prima di me al suono del loro nome scattavano in piedi fluttuando chiome e flautando "eccomi", io sono stata costretta a biascicare un "arrivo, un momento" da un'improbabile posizione semi accovacciata mentre cercavo freneticamente di liberarmi dal cordino malefico.
Giusto per iniziare con stile, ecco.
La commissione è composta da quattro individui del Comune dei quali scordo immediatamente sia nome che cognome che incarico.
Una sacrosanta verità è:
"non importa quanto tu ti senta tranquillo: se ti trovi al di qua di una cattedra, e al di là ci sono delle persone che ti interrogano, le tue prime parole saranno SEMPRE tremolanti".
Così, ecco com'è andato il colloquio:
"Buongiorno io sono &%£"$"£)£= e al Comune faccio la %&£$"&""(£="
"Bbbbuuuuoooonnn gggiorrrno"
"Allora, cosa sai del Servizio Civile, come ne sei venuta a conoscenza e perché hai scelto proprio questo progetto?"
"Il Servizio Civile è...ènnnnato...come alternatttttiva alla leva obbbbligatoria, e quando questa non è stata più tale, ai ragazzi è stata data l'opportunità di prendersi un impegno per essere utili alla società" (sapevo cosa volevo dire ma mi sa che non l'ho capito).
"Lo conosco perché alcune mie amiche l'hanno fatto, in altri Comuni, ed è stata una bella esperienza...volevo provarla anch'io, perché mi sembra interessante sia dal punto di vista formativo che lavorativo leccata di culo e leccata di culo e scambio culturale bambini li adoro leccata di culo".
"Molto bene. Hai avuto altre esperienze simili prima d'ora?"
(In che senso? Se quattro persone mi hanno interrogato mentre ero avvolta da un involucro impermeabile che mi arriva alle caviglie? No, non mi pare)
"Sì, ho partecipato al progetto Semenzaio, un corso di cucina per favorire l'integrazione di donne straniere".
"Ah, bene, in questo Comune lo organizzo io. E che ruolo avevi?"
"Seguivo il corso"
"Dovevi parlare anche lingue straniere?"
(State attenti perché questa è importante:)
"Sì, specialmente il francese...c'erano diverse donne marocchine, ed essendo il tasso di analfabetizzazione molto alto, spesso non riuscivamo a comunicare, nemmeno scrivendo...quindi usavamo alcuni termini francesi per capirci"

"Bene. E conosci questo?"

Un tizio alto che mi pare sia il bibliotecario tira fuori da sotto la cattedra una busta di cotone con stampato sopra il logo di Nati per leggere.

"Sì! E' Nati per leggere! Un'iniziativa per i bambini dagli 0 ai 6 anni che promuove l'uso della biblioteca e la lettura in generale attraverso letture, coinvolgendo i pediatri"
"Tu saresti contenta di lavorare con i bambini in un contesto del genere?"
"Sì certo! Io amo la letteratura per l'infanzia e bla bla scrivo un libro per bambini bla bla bla molto importante per me la cultura sin da subito interessante bla bla sensibilità à gogo e bla bla"
"Bene"

Poi parla un tipetto occhialuto, che mi fa, sbirciando il curriculum:
"...e l'Associazione Clavicembalistica Bolognese? In che modo potrebbe darci delle referenze su di te?"
Dice proprio così, Associazione Clavicembalistica Bolognese col corsivo.

(State attenti perché anche questa è importante:)
"Eh sì, è un po' curioso, eheh...ecco io mi occupo di bla bla bla e allora potrebbero dirvi che parlo bene le lingue e ho buone capacità organizzative e bla bla"

"E come te la cavi con il computer?"
"Ho la patente europea ECDL"
"Ah, bene"
"Sì, quindi pacchetto office, conoscenze di programmi di video scrittura, internet..."
"Bene. Allora, se arriva uno straniero e chiede...non so, dove trovare su internet il permesso di soggiorno, che è una cosa che mi capita spesso, cosa faresti?"
"Gli farei vedere come andare sul sito dove trovarlo"
"Sì, e qual è?"
"mmh...non lo so"
"Pensaci, dove può essere?"
"mmmh...nel sito...mmmh...del Governo?"
"no"
"mmmh...della pro...vincia?"
"No!"
"mmmh...co...mune?"
"No, della questura!"
"Ah, certo, della questura! Beh, in ogni modo, se non conosco il sito come in questo caso, gli faccio vedere come cercarlo sul motore di ricerca"
(FIGURA DI MERDA. Sì. Come ha fatto a non venirmi in mente la Questura dopo tutti i racconti della mia amica Ting sulle tragedie per il permesso di soggiorno, dio solo lo sa. Pazienza. Salvata in corner).

"E poniamo il caso che siamo nello studio di un pediatra, fuori c'è una famiglia straniera con dei bambini piccoli e noi dobbiamo spiegargli, in inglese o francese, cos'è il progetto Nati per leggere. Cosa diresti?"
"In inglese o francese?"
"Come vuoi tu"
PORCA MERDA.
"Nati per leggere is a progect det uos born sam iars ago, for little people (LITTLE PEOPLE!) from ziro tu sics iars ov eig, tu meic dem gioin riding end ius de laibrari".
"Ok"
...
dopo tutto ciò che ho detto, traduzioni inglese francese perfetto uh lalà moi je suis internationelle, ho parlato talmente male che persino l'integerrimo bibliotecario è diventato tutto rosso.
MEA CULPA. MY FAULT. MA COULPE.

Dopo qualche altra domanda su cosa volessi fare da grande, sulla mia conoscenza dei servizi bibliotecari, sul mio grado di puntualità, beh, arrivederci e grazie molte.

Alzandomi, grazie a dio non mi re-incastro nella sedia.
Ora, a parte la Questura e l'inglese reso ballerino dall'ansia, credo sia andata bene.
Credo, eh.
Boh, non so.
Mi hanno chiesto che cosa so del Servizio Civile.
Boh, in bocca al lupo.

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