Io quei libri sui vampiri in crisi ormonale non li ho letti, perché dopo che quella volta per curiosità sfogliai le prime pagine del primo capitolo della saga e trovai frasi come "i suoi occhi danzavano" e "i suoi occhi dorati" e "se fossi capace di sognare, sognerei te", non solo mi è venuta voglia di andare a cercare l'autrice e rileggerle ad alta voce quelle stronzate, giusto per farla piangere, ma anche di dare fuoco a qualsiasi ragazzino/a le leggesse e trovasse preziose ed esaltanti come la prima pomiciata.
Perciò ecco, "Eclipse" non è solo un brutto libro sui vampiri innamorati banale e scritto male, ma anche e soprattutto la canzone dei Pink Floyd che state ascoltando, visto che certamente, spinti da un'irresistibile curiosità (dorata), avrete cliccato l'apposito link.
Ecco, io oggi stavo andando a dare ripetizioni di spagnuolo e inglese a un ragazzino riccio e smilzo, che passa l'estate nella villona della nonna posizionata sul cucuzzolo della montagna ai piedi della quale vivo io (lascio perdere la metafora sociale perché è già lampante così, senza bisogno di sottolinearla), e per arrivarci devo passare un brutto quarto d'ora di automobile arrancante su una mulattiera pendenza 90%, col rischio di fermarmi a metà strada e rinculare a valle ai cento all'ora, seminando urla panico e metano.
Però il panorama è bello, molto bello. Campi di girasole con i fiori ormai secchi e pronti per diventare olio, una distesa infinita di verde e colline e nessuna casa per chilometri e chilometri (tranne quella enorme del mio allievo, che domina la provincia forte dei suoi quattro camini e dell'inferriata elettrificata), e allora alla fine, anche se ho paura di guidare pei tornanti, mi diverto.
Ormai, dopo una settimana di lezioni sul cucuzzolo, domino i dossi e riesco pure a godermi la natura, mentre cerco di non uccidere la frizione.
E allora oggi ho acceso l'autoradio, cosa che evito sempre, per riuscire a concentrarmi sulle marce e sul rumore di niente della campagna: su c'era "The dark side of the moon", che non ascolto mai, perché i Pink Floyd li ho sempre un po' snobbati. C'era la traccia 9, "Eclipse", e allora l'ho riascoltata per tutti i quindici minuti della scalata alla villa, che poi sono diventati venti e poi venticinque, perché non ne avevo mai abbastanza di quella canzone, di sentire quelle parole e di realizzare, insomma, che grazie a "Eclipse" ho trovato il modo, ho trovato quello che Stephen King, in quel meraviglioso trattato sulla scrittura che è "Misery", chiama il buco nella carta.
Ecco cosa fa un artista, ecco come capisci che un'opera d'arte è tale: quando riesce a ispirare.
Quando ti fa dire: "grazie a questo, io......"
E allora strappo l'anello della lattina di alcool alla pera svedese, e me la bevo tutta, mezzo litro, alla faccia della dieta macrobiotica, tutta alla salute mia e di David Gilmour, alla faccia dei cinque chili persi grazie alla Wii Fit e allo scarso apporto di carboidrati, che vadano affanculo, perché adesso ho questa canzone, ho il modo, il buco nella carta, e finalmente ho il nuovo libro e allora alla salute, via che si va, cheers.
4 commenti:
Grande citazione di "Misery" e del buco nella carta...le ultime pagine del romanzo, quando Paul Sheldon deve...deve affrontare la vita e l'arte e gli incubi, mi commuovono ogni volta che le leggo, anzi, ri-leggo, perché ormai le conosco a memoria..."23 settembre 1984 - 7 ottobre 1986...ora la mia storia è raccontata!"...Paul, dove sei?
Zio Robbo
P.S. Lo Zio Stevie era al massimo quando era imbottito di droghe e annegato nella birra?
porta aperta sfondata, scardinata e polverizzata.
anch'io ho sempre pensato che eclipse sia un miracolo (insieme a tutto il resto dell'album e al 90% della produzione dei pink floyd). tra l'altro adoro ascoltarla in montagna.
ciao!
C'E' CHI SOSTIENE CHE IL CASO NON ESISTA...
anch'io ne sono convinta!
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