domenica, novembre 01, 2009

Alla fine (the end is the beginning is the end)

Non ero così male. Stavo bene anche in ballerine. 
A dirla tutta, i numerosi anziani assisi dietro alle briscole mi hanno anche riservato qualche sguardo penetrante. Peccato che, comunque, nelle foto della presentazione risulti sempre la solita balena col rossetto.
Che due coglioni.
Aspetto a parte, mi devo rendere conto.
Mi devo rendere conto che:

1) Ho effettivamente scritto un libro. E' incredibile, e mi sembra una cosa da niente, e se lo tengo in mano adesso e per caso mi viene in mente la disgraziata idea di leggerlo, lo odio. Mi sembra una cosa estranea a me, una sciocchezza, e ieri sera, addirittura, tale Alfredo coinquilino dell'amico Francesco mi ha detto "complimenti davvero", e io ho risposto: "ma io non ho fatto niente".

2) Prima e dopo ogni presentazione, firmo autografi con la faccia e i sentimenti di una che chiede scusa. La gente mi si avvicina, mi parla, mi chiede cose e mi fa complimenti. Ieri una signora mi ha detto che si è immedesimata in un personaggio del mio libro. E io...me ne devo rendere conto, tutto qua.

3) Sto vivendo una vera e propria avventura. Per me è un'avventura anche solo riuscire a prendere il biglietto dal casello autostradale senza dover scendere dalla macchina (o andare dal ginecologo o buttare la spazzatura o tagliarsi i capelli o fare la spesa), pensate cosa dev'essere partire per posti nuovi, sedermi davanti a gente sconosciuta e sbrodolargli addosso me stessa. 

4) Quando si scrive un libro, si comincia. Non è finita affatto: bisogna trovare i posti per presentarlo e poi presentarlo, leggerlo ad alta voce, parlarne, sviscerarlo senza pietà, e mi devo rendere conto. 
Che.
La fine di questo libro è stato un inizio di cui solo ora...mi sto rendendo conto.
Le persone che ho potuto conoscere grazie alla sua fine, gli incontri, le emozioni che si condividono inevitabilmente, anche quando vorresti startene in un minuscolo cantuccino a ripetere ossessivamente "ho solo scritto un centinaio di pagine di cazzi miei ho solo scritto un centinaio di pagine di cazzi miei ho solo scritto un centinaio di pagine di cazzi miei".
Mia nonna, dopo averlo letto, ha deciso di scrivermi una lettera.
Mia madre vuole parlarne ogni giorno.
Ricevo messaggi ed email e commenti di apprezzamento e richieste di spiegazioni che io non posso dare. 

5) Tutta questa giostra mi dà l'idea che sia appena cominciata. Lo voglio da quando avevo sei anni, scrivere, conoscere gli addetti ai lavori, raggiungere le persone grazie a quello che dico, lettori che mi dicono "grazie" e lacrime e applausi e squali dai quali salvarmi, lo voglio.
Ma l'idea che sia appena cominciata, mi rende euforica e terrorizzata.

6) Non so dirla meglio di così. Proprio io, che mi vanto di saper buttar giù qualsiasi cosa, devo prendere in prestito una metafora di Marco:

"Hai buttato un sasso nell'acqua. Vedrai, piano piano i cerchi attorno a lui si allargheranno. Prima stretti, poi sempre più larghi, distanti, ampi e coinvolgenti, finché non spariranno. Allora tu getterai un altro sasso, magari più lontano, e tutto ricomincerà, e così via finchè avrai voglia di buttarne".

7) Il primo sasso è stato gettato, è affondato, finito.  

8) E tutto è cominciato.

4 commenti:

Prisma ha detto...

Avanti così!!! :) :) :)

.C annA ha detto...

Io c'ho da dirti cose, ma lo farò in privato e appena terminerò il libro: manca poco!
Non scrivo bene e quindi avrai bisogno di un traduttore!
;)

PS: che poi il tuo libro me lo sarei bevuta volentieri in un paio di pomeriggi ma... sai com'è... c'ho un'età, e troppi coinquilini da accudire!
^-^

DRESSEL ha detto...

wow.

Baol ha detto...

Ma non è che entro la fine di novembre ti spingi a presentarlo anche a Milano?

:)