martedì, luglio 31, 2007

Cancelled (Londra, Capitolo Uno)


E' giusto che le prime volte succedano quando meno te le aspetti, altrimenti saresti tanto spaventato all'idea di doverle affrontare da rischiare di non viverle, lasciandole nel mucchio delle scelte come frutti non ancora maturi, finendo per scartare la possibilità del meglio a favore della certezza del mediocre.
Se un omino della British Airways fosse apparso accanto al mio letto la sera prima che partissi e, togliendosi il berretto da pilota, mi avesse avvertita che il mio volo sarebbe stato cancellato e dunque avrei dovuto affrontare un viaggio di tre ore e mezza fino a Pisa a bordo di un torpedone ironicamente sprovvisto di aria condizionata, quindi aspettare in rigorosa fila di imbarcarmi su un aereo che da lì mi avrebbe portata a Londra alle ore 2 della mattina anzichè le 8 della sera come pattuito, bè, allora forse avrei spostato la prenotazione e sarei partita due giorni dopo.

In questo modo non avrei goduto del raro privilegio di camminare nella fredda pancia di un Gatwick deserto, fermandomi solo per comprare al duty-free l'ultimo libro di Harry Potter fresco di stampa nel suo bel sacchetto da collezione (lo dico solo per far invidia alla Mari).
Nè avrei attraversato mezza Londra nella notte, chiusa nel treno Thames Link fino all'albergo a gestione russa Crestfield, in Crestfield Street (e se lo chiedete a me, no, i russi non hanno questa gran immaginazione), perdendomi quella particolare eccitazione che solo la consapevolezza di essere chissà dove in terra straniera può regalare.
Se non fossi arrivata nel cuore della notte non avrei visto il Tamigi senza riconoscerlo. Non saprei che King's Cross non fa mai paura, neanche in un'ora in cui il livello di sicurezza alla stazione di Bologna sarebbe paragonabile a quello della suburbia della Chicago anni 30.
Se non avessi preso quell'aereo, non sarei mai stata tanto grata di trovare in stanza l'occorrente per preparare il tè. Non saprei mai che la notte del 21 luglio a Londra facevano 7 gradi. Non avrei incontrato un paio di signore bionde che guardavano curiose il sacchetto arancione della prima edizione limitata del settimo e ultimo tomo di Harry Potter che io portavo al braccio (ciao Mari!).
Per questo non biasimatemi se non me la sento di lamentarmi con la compagnia aerea britannica. Mi hanno comunque offerto delle preziose opportunità e un panino al pollo e maionese.
E poi, andiamo, sono inglesi. Vengono dall'Inghilterra.
Come potrebbero avere ai miei occhi alcuna colpa?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se pensi che io possa raccogliere queste infantili provocazioni,
logorandomi in silenzio per non aver scelto lingue,
maledicendo tutti i giornali che non hanno un minimo di ritegno,
buttando al vento intere settimane di cura delle unghie,
guardando livida il tuo visino felice e la tua tenuta invernale mentre io giro in costume senza che questo sia sufficiente,
se credi che basti tutto questo...
Beh, hai perfettamente ragione ed io ho solo
due parole da dirti:
Mi vendicherò!!! Buahahahahahaha

Glauco Silvestri ha detto...

Con gli allagamenti... come va?

Che nostalgia di Londra che mi fai venire :(

Choppa ha detto...

@anonima: suvvia, ora si sta meglio anche qua. Solo che io sto meglio E con Harry Potter in mano. Ehehehe. ;)
Ma come, in Italia hanno gi� svelato tutto? Per fortuna non so niente, non voglio sapere niente finch� non l'avr� finito. Comunque, gi� al sesto capitolo succede una cosa orrenda, orribile, tristissima...forse non riuscir� a finirlo davvero....

ps: sabato allora mi aspetto di tutto... :)

@gloutchov: per fortuna a Londra niente allagamenti, anche se le immagini che arrivavano dalla campagna vicina (Zona di Oxford e zona di Brighton) erano allarmanti. Praticamente la capitale era (ed � circondata da terre devastate senza esserne colpita. Meno male per me, male per i poveracci senz'acqua e senza casa....