lunedì, marzo 19, 2012

Tu, corpo mio, Ti amo

Ho tradotto un post meraviglioso della mia amata Stéphanie Zwicky, alias Big Beauty, modella e fashion blogger, che parla della famigerata "accettazione di sé".
Mi sono presa la briga di farlo perché molti non conoscono il francese e perché questo racconto, questo punto di vista dovrebbe essere letto e capito (e imparato a memoria, dio bono) da più gente possibile.
Se invece capite il francese, ecco dove potete leggere l'originale.
(Nonché ammirare Stéphanie in tutta la sua bellezza)



Prima o poi l'avrei dovuto scrivere questo post.
Ma ho aspettato molto prima di farlo, perché non volevo e non vorrei fosse inteso come una giustificazione, né come una rivendicazione, ancora meno come uno sfogo.
Nel mio blog non ho mai incoraggiato l'essere in sovrappeso, non ho mai detto che è magnifico essere tonda o grassa. Non l'ho mai fatto perché non penso che lo sia. Non sono militante né un'ambasciatrice, sono semplicemente me stessa, ecco tutto.
La domanda che mi fanno più spesso è: “come fai ad accettarti?”
E forse lo troverete un po' strano ma credo che sia la domanda più stupida che mi si possa fare, e adesso provo a spiegarvi perché.
Si sa che ho sulle spalle un passato di classica fanatica delle diete, perché ho cominciato a voler dimagrire ben prima dell'adolescenza. Non che fossi molto grassa a quell'epoca, ma le mie rotondità di donna precoce sono state confuse molto in fretta con il sovrappeso, e un giorno un dottore ha pronunciato la frase che ha cambiato tutto nella mia vita: “Sei obesa”.
Ero sola quando me l'ha schiaffato in faccia, avevo 12 anni. Sono tornata a casa piangendo tutte le lacrime che avevo in corpo come se mi avessero appena detto che stavo per morire.
Da quel giorno ho fatto di tutto, assolutamente di tutto per sbarazzarmi dei miei chili di troppo, ho cominciato a prendere molto presto i taglia-fame che rubavo a mia madre. Ho anche preso delle specie di spugne che si gonfiavano nello stomaco per fermare la fame: praticamente seguivo l'esempio di ciò che mia madre faceva tutti i giorni, visto che era una donna che stava male con il suo corpo troppo rotondo e in perenne ricerca di bellezza.
So tutto. I libri delle diete, , le pillole miracolose, l'alimentazione monotematica, ( nella dieta verde non si mangiano altro che alimenti verdi, la dieta uova e spinaci a tutti i pasti anche a colazione, la dieta crudista...), i metodi dei 3 giorni, dei 6 giorni, dei 3 mesi... Sono diventata ossessionata dall'alimentazione. Io, che amavo tanto mangiare i deliziosi pasti preparati con amore da mio padre, ho cominciato da un giorno all'altro a vederli come i miei peggiori nemici.
A 12 anni ero diventata la perfetta piccola tossica dell'alimentazione! Infatti non sono sempre stata grassa.
A 15 anni ero già alla mia decima dieta, ho perso peso e ne ho ripreso il doppio. Mi ricordo che avevo 5 kg in più della mia migliore amica, ma lei non aveva seno e io sì, non aveva fianchi e io sì, non aveva cosce come me.
Gli sguardi degli uomini più grandi si sono posati molto in fretta su di me, e ho capito solo più tardi perché. A 16 anni entravo facilmente nei locali perché sembravo già maggiorenne, per gli altri ero una donna dalle forme desiderabili. Per me invece, ero solo una cicciona che doveva dimagrire.
Molto presto, mia madre si è messa a iscrivermi a numerosi concorsi di bellezza, e mi ha fatto diventare una fotomodella. Ce l'avevo nel sangue, amavo mettermi in posa: in vacanza le foto sulla spiaggia duravano ore perché giocavo a fare la star, facevo le pose da pin up quando ancora non ero che una bimba. Ho partecipato a un mucchio di concorsi da miss, e a Miss OK sono arrivata in semifinale per la Svizzera, solo che mentivo sul mio peso e trovarmi in mezzo ad altre ragazze più magre mi era insopportabile.
Vi risparmio il resto della mia adolescenza; non è stata altro che corse alla perdita dei chili e malessere. E' stato il caos dentro di me anche se fuori ero bella, sorridente e piena di vita. Nessuno s'immaginava quanto stessi soffrendo.
L'apice lo toccai quando una delle mie peggiori nemiche, gelosa perché avevo provocato il suo ragazzo, scrisse sul cassonetto della spazzatura davanti a casa mia la frase “Di profilo sembri le Alpi!!” con un enorme disegno del mio seno, della mia pancia e delle mie cosce.
La mia anima era stata ferita nel profondo, e nella mia testa ero passata per sempre dal lato delle “Grasse”.
Oggi mi rendo conto di quanto fosse stupida tutta la faccenda, che se fossi stata più dura e preparata l'avrei potuta incassare in modo diverso. Ma l'adolescenza è un periodo di immensa fragilità, anche se ci si sente pronti a combattere contro le montagne in realtà si è ancora dei bambini indifesi.
Avevo bisogno di mamma, avrei avuto bisogno che lei mi dicesse che non era grave, che il mio corpo sarebbe cambiato, ma in quel momento lei era ancora più persa di me. Non mi ha mai fermata quando mi vedeva a dieta, vedeva se stessa in me, e le somiglio così tanto che capisco quanto questo debba averla turbata.
A fare la differenza sono state proprio le parole di mia mamma. Lei mi ripeteva incessantemente: “Sei così bella”. Queste parole all'epoca mi scivolavano addosso, non capivo perché lei mi trovasse carina se lasciava che mi riducessi alla fame, e non capivo come potesse associare le sue forme alla bellezza. Ma cosa le passava per la testa? Non l'ho mai saputo perché non abbiamo mai veramente parlato. Nella mia famiglia il peso è sempre stato un tabù ancora peggiore del sesso. Tutti erano a dieta ma soprattutto non bisognava parlarne, bisognava convivere con le proprie sofferenze senza condividerle.
Penso che il “clic” sia scattato qualche anno più tardi, più o meno a 17 anni: un pomeriggio guardavo il programma di Evelyne Thomas “La mia scelta”. Non ridete, perché quel programma è stato la mia svolta.
Evelyne Thomas aveva invitato sei donne rotonde per mostrare che si poteva essere tonde, grasse e felici. Una notizia del tutto nuova per la mia testa, qualcosa di impensabile si aprì di colpo davanti a me. Avevo scoperto sei donne che sfilavano con tutte le loro grosse forme, sorridernti e piene di vita, mostrando una nuova religione: l'accettazione di sé!
Ho sempre conservato quest'immagine nel fondo del mio cervello, ed è stato da quella rivelazione in poi che ho preso a parlarne con mia madre, dicendole: “ Io farò come quelle ragazze, mi accetterò! Mia madre allora risponde: “Aspetta, piantala di farti queste idee, se fosse così facile cara mia...purtroppo non è così in realtà, la gente non è così, io lo vedo bene come mi guardano gli altri!”
Vivere attraverso lo sguardo altrui!
Vivere ed estinguere la propria felicità secondo gli sguardi di sbieco, le risatine soffocate, pensare che per forza gli altri mi dovessero sempre prendere in giro.
Ho vissuto così i 5 anni seguenti. Scrutando chi mi guardava di traverso mentre sputavo i polmoni in palestra, andavo a scuola o semplicemente mentre camminavo per strada.
Sempre a dieta, ed ero anche passata alla tappa successiva: le medicine su prescrizione.
A me Xenical e  Reductil! Le ho portate con me nella mia folle discesa verso la depressione. Andavo di male in peggio.
Fino al giorno in cui un medico mi fece una promessa folle. “In un anno perderà 63 kg”. Un anno! Un anno per vivere una vita migliore, una vita felice senza pensieri, fine dei pianti, fine degli antidepressivi, della voglia di morire, finiti gli sguardi degli altri! Un anno e la mia vita diventerà un paradiso. Dove devo firmare?
Ah no, un momento... dove devo farmi operare! Perché di questo si trattava: farsi aprire la pancia e farsi mettere un anello intorno allo stomaco, un anello che si può aprire e chiudere a piacimento, così dimagrire diventa semplice come il piccolo nodo che ho ancora oggi nello stomaco.
Mi sono fatta operare due mesi dopo il mio primo colloquio con il medico, ero pronta a tutto, ho detto di sì a tutte le domande anche se non era vero, sì sì, presto presto voglio dimagrire, sì voglio essere felice!
Sei mesi dopo l'operazione ho perso 32 chili, ero diventata Madame Zuppa, non mi nutrivo che di quello. Contavo tutte le calorie, anche quelle delle Tic Tac, non accettavo più nessun invito, non andavo più al ristorante.
I miei colleghi si complimentavano: “Brava! Come sei dimagrita! Come sei bella adesso! Come stai bene! Allora quanto hai perso”? Non esistevo più se non per il mio peso, alla fine ero riuscita a diventare quello che avevo sempre rifiutato, ero solo un'ombra in un corpo che si sgonfiava. Allora sono entrata in una profonda depressione.
Una depressione che non aveva che un'unica fine, per me: la scomparsa.
E ho provato a scomparire...ma su questa terra avevo ancora troppa felicità da vivere, e mi è stato impedito di andarmene.

Ho passato 17 anni della mia vita a tentare di scomparire, 17 anni per una grassa pigrona sono molti, non c'è che dire...
Poi ho cominciato a ricostruirmi. Con l'aiuto di uno psichiatra, in tre anni ho cominciato a conoscermi. Alla fine ho accettato di incontrarmi, di sapere chi fossi veramente, di sapere quello che volevo nella vita, e quello che ho scoperto mi è piaciuto tantissimo!
Mi sono poco a poco addomesticata, ho imparato ad amare questo corpo, che è il mio, questo involucro che mi protegge e che mi ha permesso di essere ancora viva. Lo stesso  che a voi potrà apparire strano ma che io ho re-imparato a toccare, a guardare in uno specchio con sincerità.
Sette anni fa ho cambiato vita, ho lasciato la Svizzera, il mio Paese natale, ho lasciato il mio mestiere per diventare quello che ho sempre sognato. Questo bisogno di realizzarmi, di ascoltarmi, di vivere per me stessa, di diventare molto egoista mi ha aiutata a soddisfarmi, e soprattutto a non vivere più attraverso gli sguardi degli altri.
Il mio corpo è diventato un alleato della mia vita, lo amo sinceramente, ho moltissimo amore per lui, è imperfetto ma amo l'imperfezione della sua bellezza. 

"Allo stesso modo in cui ci sono alti, bassi, grassi, magri, rossi, biondi, quattrocchi: la differenza oggi non è più un freno alla mia felicità, al contrario è un vettore importante della mia vita, la differenza è così meno noiosa dell'uniformazione nella quale ho voluto entrare a qualunque prezzo. Oggi sono esattamente quella che sono. Mi amo perché sono riuscita a trovarmi, a diventare me stessa e non una persona standardizzata. Io non rivendico niente, solo il diritto di essere sé, una donna liberata"

Detesto quando mi si dice che mi accetto, perché non vedo come mai dovrei fare dello sforzo per farlo, non devo accettarmi, non ho commesso nessun delitto, alcun sacrilegio, non ho nessuna colpa.

E che si smetta di chiedermi se sono in buona salute, perché non sono mai stata così in buona salute come da quando ho smesso di torturare il mio corpo con le carenze e gli eccessi alimentari. Una vittoria immensa, da sette anni il mio peso è stabile e questo non era mai successo, mai! Sto provando a ri-educarmi davanti al cibo, a non vederlo più come un nemico, sto provando ad ascoltare la mia fame, le mie voglie, ma anche a ritrovare la sensazione di sazietà, di disfarmi degli ordini materni come quello di finire per forza tutto quello che c'è nel  piatto. Ho un nuovo modo di mangiare che non ha niente di rivoluzionario, che non fa arricchire nessuna casa farmaceutica e che non richiede nessun investimento economico.
Ecco le 4 regole che cerco di applicare e che posso dirvi che anche se sono ultra semplici, faccio molta fatica a rispettare a ogni pasto:
  • Mangiare un boccone per volta e appoggiare le posate sulla tavola mentre lo mastico con calma.
  • Mangiare quando ho fame (e solo quando ho fame)
  • Non finire il piatto se non ho più fame.
  • Il mio pasto deve durare almeno 20 minuti.
Il mio aspetto non è più la mia unica ragione di vita, oggi non aspiro ad altro che a essere fiera di me, a realizzarmi, e a vivere la mia vita con quanto più piacere possibile. Perché so che la vita è troppo corta per sprecarla e perdere il proprio tempo con gli sguardi di gente alla quale non piacciamo.
Piacere a se stessi è un lusso che oggi posso pagare, e non lascerò d'ora in avanti che nessuno rovini mai più il mio benessere.

Su questo blog io provo semplicemente a rompere una barriera che c'è nella moda, ovvero l'esclusiva della taglia 0.
Come spesso ho scritto, lo stile non ha niente a che vedere con l'etichetta della taglia, e smettiamola di credere che solo le magre abbiano accesso al fascino.
Purtroppo. ancora ai giorni nostri, quando si è oltre la taglia 46/48 fare shopping è un calvario: internet ha aperto molto il mercato della moda plus size, e fortunatamente paesi come l'Inghilterra e gli Stati Uniti hanno ben presto capito che ci sarebbe stato un gran giro di soldi, e che ci si sarebbe potuto guadagnare molto.
Mi domando quando anche la Francia lo capirà, e quando si smetterà di barricarci dietro l'immagine della donna francese magra, completamente obsoleta: la taglia 40 non è più l'unica referenza.
Se la mia forza di carattere, la mia lucidità, il mio passato e la mia esperienza possono oggi servire a qualcosa, le userò. Fino a oggi ho sempre risposto “presente”.
Ma mi sono anche stufata alla grande di tutte queste trasmissioni “speciale per cicciottelle”, così come delle trasmissioni “speciale dieta”. D'ora in poi mi rifiuterò di rispondere a qualsiasi domanda che non vada oltre il mio aspetto fisico.
E' tempo di capire che le donne sono moltitudini. Tonde, magre, alte, piccole, minuscole, carine, meno carine, e che è assolutamente stupido dover giustificare il proprio aspetto, e se guardate e leggete attorno a voi, noterete che ci si sente sempre obbligati a catalogare le persone: un modo che serve a rassicurare chi si sente debole.

2 commenti:

Debora ha detto...

Io ho perso il conto delle diete che ho fatto, dei chili persi e riacquistati con gli interessi....
Lei ha una grande forza interiore, da ammirare, rispettare e imparare a farla propria. Il suo racconto dice molto, e per chi come me, é abbondantemente over taglia 48, le sue parole sono quasi vangelo...
Ti ringrazio per aver tradotto questo post, per me è stato molto importante averlo letto..,
Ti abbraccio!!

Marta ha detto...

Cara Debora,
lo è stato anche per me. Io sono una fan sfegatata di Big Beauty; da quando leggo il suo blog ho imparato a vestirmi come mi pare, comprando le cose sui siti che suggerisce lei, mostrando fiera il mio corpo.
Tutto il resto, "l'accettazione" -ma sarebbe meglio dire la gioia- di me stessa la sto imparando da dopo la mia malattia, e adesso lo amo, "Questo corpo che mi ha permesso di rimanere viva fino adesso". E' proprio così.

Baci!

choppa