Ecco le cose fondamentali alla pacifica esistenza che ho dovuto abbandonare:
-mattinate intere sdraiata sul divano passate a fantasticare sulle attività del pomeriggio, seguite da:
-pomeriggi interi sdraiata sul divano passati a fantasticare sulle attività del giorno dopo,
così,
in loop,
tenendo ben presente che con il termine "fantasticare" s'intende "dormire".
Unica attività alternativa consentita: l'ingurgitare spasmodico di spaventevoli quantità di gelato al pistacchio.
E invece no, invece adesso che ho le ferie che si contano sulle dita di una mano di Eta Beta, mi tocca addirittura lavorare.
Niente svegliarsi alle nove-dieci-ma anche undici, va', tanto è agosto.
Niente veleggiare per giorni nello stesso vestitone leggero con la stampa a sofà, niente bibitoni gassati con ghiaccio al posto del pranzo perché non mi va di cucinare, niente piedi nudi a tutte le ore, niente placide serate passate a "fantasticare" guardando la Prisci adagiata sul tappeto.
Niente.
E al posto di questo niente, il delirio.
Svegliarsi alzarsi lavarsi vestirsi ammodo pettinarsi truccarsi deodorarsi profumarsi prendere la macchina lavorare senza dimenticarsi il tupperware con pasto bilanciato sigillato lavorare lavorare lavorare mangiare il pasto bilanciato desiderare bibitoni gassati lavorare lavorare lavorare fare la spesa tornare a casa pulire casa cucinare lavarsi di dosso barili di sudore mettersi il pigiama crollare a letto.
E poi ricominciare.
Così, come se fosse novembre.
Non può essere normale.
Infatti, adesso che sono finalmente in ferie, ma non ancora partita, non ho perso l'inerzia.
Faccio un mucchio di lavatrici e non mi fermo un attimo tra la ricerca del costume perduto (e io, come tutti i ciccioni, se non ho proprio quel costume lì non posso neanche pensare di partire), pulitura pavimenti pulitura divani (! io! Che fino a pochi mesi fa ci FANTASTICAVO, su quei divani! Ora mi tocca sbudellarli per sverminarli dagli acari come stomaci di gatti in svezzamento!), organizzazione ante-viaggio, viaggio e post-viaggio, catalogazione mutande per colore e sbrindellamento.
Forse, come la lampadina che avverte il suo esaurimento con un picco d'intensità luminosa, anch'io mi approssimo all'esaurimento comatoso da vacanza con un vortice di attività inarrestabile.
Oppure devo solo tirare il fiato e rilassarmi preparando pizze alle cipolle, come ho fatto ieri.
Non che abbia granché funzionato, visto che stamattina, vigilia di Ferragosto, invece di pensare a mettere i piedi in ammollo nel primo rivo, sono ossessionata dal forno da pulire, teglia da scrostare e frigo da bonificare dal persistente odore di cipolla di Tropea.
Lo stesso odore che m'intride da ieri sera ancora le dita, che non se n'è andato nemmeno con il dentifricio, che se le avvicino al naso m'impregna di ricordi cucinieri,
e riesce a calmarmi un po', almeno fino al prossimo esaurimento.
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