Solo adesso che non c'è più (e qui sono, siamo, siete tutti invitati a toccarvi, visto che domani avrò la prima ecografia di controllo per vedere, chissà, se magari è tornata abbarbicandosi all'ovaia superstite), mi rendo conto di quanto sia vero.
In biblioteca partecipo a un progetto al quale ho dato il prosaico nonché piuttosto equivoco nome di "Imparlando", che consiste nell'incontrare e far incontrare persone di diversa nazionalità desiderose di migliorare l'italiano parlando di attualità, politica, libri e cacchi loro.
Una delle partecipanti a "Imparlando" è una signora con il naso perennemente tappato dall'allergia, dai modi adorabili e profumata di verdure cotte che fa smodato uso del verbo "potere" anche quando potere non si può.
"Io posso parlare italiano non bene".
"Tu puoi avere tempo per me".
"Berlusconi può fare ridere ma non è bene quell'uomo".
Potere invece di riuscire, che poi è quasi la stessa cosa: il confine degli usi e significati è così sottile che non sempre lo correggo.
E io, da quando sono libera da Cisto Macisto, posso:
-camminare veloce per un'ora senza avere il fiatone
-pulire tutta casa in meno di metà mattinata
-riordinare gli armadi
-cucinare ogni sera per gli amici
-alzarmi dal letto senza aver voglia di rimanerci invece sepolta per sempre
-ballare
-lavorare per sei ore, fare la spesa, andare a una riunione, scrivere, e poi fare tutto il resto della lista.
Dicono che una volta che hai avuto una malattia di entità un pelino superiore a un attacco di diarrea, e passi un po' di tempo in ospedale, e sopravvivi, e ti rimane una lunga cicatrice e ti ritrovi con un pezzo in meno e parecchi ricordi in più, allora anche le cose più piccole ti appaiono uniche e speciali. Che ti rendi conto che vale la pena di vivere anche solo per sentire il fiato del tuo gatto al mattino (tonno e vongole marca Monge stamattina alle sei, per la precisione, altro che Napalm. Apocalypse Miao), per vedere il sole che brilla, le coccinelle o la gente che passa.
Io non lo so.
Sono sempre stata un'esagerata: il fiume che scorre e un soffione, il cielo, l'arrivo della primavera, la finestra della cucina e una torta di mele mi hanno sempre riempita di gioia, anche quando ero piena di malattia. Adesso è uguale, penso, adesso non è che sia cambiato, e adesso ho anche un po' paura di quello che posso contenere.
Perché c'è molto più posto.
7 commenti:
Incrocio le dita per domani!
Apocalypse Miao, che finezza, bellissima immagine che mi ha fatto ridere!
Anche cisto macisto ha contribuito a farti diventare quella bella guagliona che sei! Prrmiao! ;)
mmh la wii ha detto che in due mesi ho già ripreso 4 kg, ecco. Speriamo per domani, non vorrei fosse segno di un altro orrido cisto.
Invece, ho letto dei tuoi successi!
Sei troppo brava.
A parte che il post è bellissimo, ma vabbè quello si sa, come è andata la visita? Mi raccomando affidati al daimoku!
P.S. L'hai letto poi il mio racconto sul blog del Fantareale? ;-))
Sì, l'ho letto e mi è piaciuto molto: il tema del corpo e della sua percezione mi attira sempre, figuriamoci poi in un racconto così ben scritto. Brava, l'ho sentito molto sincero.
Io al daimoku mi affido sempre e-cosa strana- penso non fallisca mai. Perché dicono che è normale che una malattia così, anche in forma ridotta, comunque ritorni anche nell'altra ovaia, e invece ecco qua cos'ha detto il ginecologo: "hai l'utero e l'ovaia di una bambina, sei perfetta".
Ecco.
Evviva!
Evviva! Io dubbi non ne avevo. E che il daimoku funzioni sempre ne ho la piena certezza. E' l'unica cosa che non mi abbia mai tradito. ;-))
P.S. Grazie per quello che scrivi sul mio racconto! Ti andrebbe di scriverlo anche come commento sul blog del Fantareale? e se ti va, anche di votarlo... pare che sia importante che il blog venga letto e frequentato di più. ;-))
sempre se puoi. Grazie!!!
Mmm... cucinare ogni sera per gli amici... Allora hai risolto col forno o ti dedichi a umidi e fritture? In ogni caso bacioni
Zia Yoghi
Macché, niente forno...e infatti: risotti, paste, insalate... e dolci al cucchiaio. E voi, quando venite?
E io, ho dimenticato di chiamarvi il 2 aprile. Oggi lo faccio.
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