venerdì, marzo 11, 2011

Mattina tardi, quasi pomeriggio

Mentre il sugo della pasta cuoce nel pentolino (radicchio rosso, cipolle rosse, sale e pepe e olio biologico, sì lo so sono fortemente salutista, ideologica e fighetta), cerco di tenere a bada le mie ansie pensando al lavoro che mi attende oggi pomeriggio. Pensare al lavoro per scacciare le angosce, scommetto che questa non l'avevate mai sentita.
In effetti, oggi pomeriggio mi aspettano le prove per una lettura animata, il che vuol dire:
1) travestimenti
2) musica
3) bambini sovreccitati che sfrecciano per le sale della biblioteca
4) pile e pile di libri gommosi da prestare
5) scenografie di cartone da aprire e ripiegare, sedie da sistemare e impilare, animi da sedare, voci da abbassare, un attore bravissimo nonché mio capo da ascoltare (a bocca aperta. E questo lo dico solo per non farmi licenziare. Scherzo, è bravissimo davvero).

In sostanza, sei ore di delirio tra prove, rappresentazione e post rappresentazione, con tutto quello che ne consegue (ditate di marmellata sui libri comprese).
Mi piace.
Mi piace entrare in biblioteca la mattina presto passando per il giardino, scansando con un salto i tratti più fangosi.
Mi piacciono gli orribili muri verdi, il carrellino dei libri da sistemare straripante di volumi, mettere a posto la stanzetta dei lettori più piccoli.
Spalancare un libro colorato e metterlo in piedi sul tavolino basso, per far vedere a tutti quant'è bello, e dare consigli alle vecchine che mi chiedono romanzi d'amore.
Mi piace andarmene con i piedi che pestano la ghiaia e la testa che rimbomba di soddisfazione.
Questo lavoro durerà un anno, non di più. Mi piacerebbe durasse sempre, ma forse non si può.
Nel frattempo, scrivo le recensioni per il bollettino novità, faccio del mio meglio, preparo la pasta per me e Marco, che questa settimana torna prima dal lavoro.
E poi domani è sabato, c'è il sole ancora per un giorno, passo per il centro per guardare le vetrine e la manifestazione, per salutare la mia amica libraia e trovare un nesso tra le cose, o per non trovarlo affatto, senza però mai smettere di cercare.


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