martedì, febbraio 10, 2009

Ma Milan l'è on gran Milan....a Semm d'accòrd.


Dunque, è andata così.
Alle cinque e mezza ero sul treno dei pendolari. Appena salita, avrei dovuto capire che le cose non sarebbero volte esattamente per il meglio. Anzi, avrei dovuto intuirlo già da prima di salire sul treno. Il mio tema astrale parla chiaro: "i nati sotto queste stelle sono caratterizzati da una capacità intuitiva fuori dal comune", e io, che non perdo occasione di strombazzare ai quattro venti quanto l'astrologo ci azzecchi, 'stavolta ho smentito me stessa: non ho visto, o forse ho fatto finta di non vedere, quei piccoli ma inequivocabili presagi che cercano di anticiparti un destino nefasto.
Per dire, non dormivo da ventotto ore e il bar della stazione era chiuso.
I distributori abbondavan sui binari e nelle tasche non uno spicciolo marrone, nemmeno a dragare per ore.
Il freddo congelava qualsiasi fugace speranza di una primavera precoce.
Il quasi genero capotreno, distinto nella sua divisa statale, lo sguardo obliteratore di chi ben conosce le procedure, dopo aver fischiato la partenza mi lancia un pacchetto di wafer alla crema Mr. Day, accompagnando il gesto con un "la colazione!" e un numero di Diabolik.
Ho poche certezze nella vita. Una di queste è che, al contrario della sottoscritta, le mie sorelle riescono a scegliersi e tenersi dei signori fidanzati.
Scaffettata, prendo posto nella carrozza vuota. E ghiacciata. Nella migliore tradizione trenitalia, il riscaldamento non funziona.
"Adesso vedi te, a Piacenza, cosa mi dicono i pendolari. Che gli si gela il culo e che potrei sceglierli meglio, i treni, la mattina. Come se glielo soffiassi io, il vento gelido sulle chiappe e soprattutto come se non ci dovessi stare pure io, due ore e mezza all'addiaccio".
Ci tiriamo su lui leggendo "La nausée" fino a Parma, e io sbriciolandomi qualche wafer sul cappotto e cercando di dormire. Apro gli occhi quando manca solo mezz'ora all'arrivo e la prima cosa che mi si para davanti, assieme a un bancario scamosciato tutto preso a fare un ditalino alle sue nari, è un cielo color latte allungato che piscia giù il lago Ontario.
Aggrotto la fronte e il mio intuito da terzo trigono comincia a svegliarsi.
Fuori dal treno il freddo è quasi peggio. Andiamo a fare colazione in una sorta di acquario adibito a bar, dove le occhiaie fanno pendant con le nuances arancioni degli sgabelli di plexiglass, le alitosi mattutine sfiatano nelle tazzine Illy design e i miei denti smettono di battere solo quando il tè al limone bollente mi raggiunge l'esofago, ustionandomi i brividi.
Poi il quasi genero del tutto generoso se ne va, preso da altri turni e altri scambi, e mi molla alla mia giornata. Bene.
"Buona fortuna!"
Certo.
Compro un biglietto giornaliero
"tre euro"
"ma vale anche per la metro?"
"metro tram autobus tutto il giorno".
"cazzo a Bologna costa undici!"
E vado al Duomo.
Al Duomo non c'è nessuno, tranne la madonna e il mare. Che mi entra subito nelle scarpe. Alle otto di sera saranno scialuppe fraciche pesanti come terrine di mascarpone al lardo, ma al momento mattutino ancora no, e allora vado in giro. La libreria Hoepli, la Feltrinelli, la bancarella di coordinati sciarpa/berretto "I love Milano" commoventi nella loro bruttezza. Vorrei infilarmi nelle strade a lato del Duomo, ma piove troppo.
Prendo un tram, il primo che passa, vada dove vada.
Salgo, mi siedo e arrivo fino a laggiù, in compagnia di facce sempre più tese man mano che il capolinea si avvicina. Vedo un enorme supermercato, grigio, grigio, cavalcavia, nervi che tirano gli occhi, grigio, dei negozi cinesi "pantaloni vende solo ingròso". Il capolinea è un ospedale.
E' passata un'ora di traffico e paesaggio al calcestruzzo, sta semplicemente venendo giù L'IRADDIDDIO, ho gli stivali che imbarcano melma, la sciarpettina irrisoria che puzza di candeggina, il culo sul tram che mi riporta indietro e quello che penso non è: "adesso torno a casa tanto il tizio non mi chiama e che cazzo ci sto a fare qui"
ma:
"adesso torno in centro, mi faccio un giro che i negozi sono aperti, mi compro scarpe, sciarpa e calzini nuovi e vaffanculo al tizio che non mi chiama".
Per puro caso mi ritrovo da Promod e il calore che mi avvolge all'ingresso quasi mi fa scoppiare in lacrime di gratitudine. Quasi mi fa scordare che in quel negozio oltre 44 c'è solo l'oblio, e in teoria non potrei entrare neanche con un alluce in nessuna delle delicate creazioni appese alle grucce di legno; sto così bene finalmente al calduccio che mi perdo a soppesare maglioncini che si disferebbero al solo sfiorarmi il braccio, confrontare qualità di pantaloni da Barbie e scegliere una sciarpina (profumata!) di un prezzo esorbitante ma fattura deliziosa. In fila alla cassa, l'occhio mi cade su un vestito nero lungo, con una gonnellina frufru adorabile, con le maniche arricciate e il cartellino che dice XL. Non ci penso, lo arraffo e pago.
La sera, in cerca di approvazione, lo farò vedere alla mutter, che così commenterà:
"è un po' osé".
Io invece ancora non posso credere di poter entrare in un vestito di Promod. Ok, le tette sono così strizzate da risultare strabiche, e la gonnellina mi finisce appena sotto il culo, ma con i fuseaux è perfetto, e poi fanculo, son da sola sotto la pioggia, solo io e la mia demenza, e una nota positiva nella giornata la dovrò trovare o no? Appunto.
Mio malgrado, esco dal negozio. Giro ancora un po', giusto il tempo di infreddolirmi di nuovo e reinzupparmi i piedi, poi entro alla Fnac di via Torino e sfoglio un po' di novità.
Scelgo un Amélie Nothomb e piombo sulla prima poltrona libera. Dopo dieci pagine, complici le luci mediobasse, il teporino e il caldo profumo di pane che proviene dal caffé al centro della libreria, chiudo gli occhi e sento la testa crollare. Sono le due. Il tizio ancora non chiama.
Basta, torno a casa.
Risalgo su un tram e, appena passo davanti alla stazione centrale, il tema  di Monkey Island risuona nella borsa. 
"Pronto?"
"Pronto".
"Ah ciao son qui. Piove che Dio la manda, stavo per andare a casa".
"Se sei nei pressi della stazione ci vediamo".
"Vediamoci".
In dieci minuti riesco a schizzare (è il caso di dirlo, visto che sprizzo pioggia putrida da tutti i pori) dentro, pagare un euro per entrare nel cesso, pisciarelavarmilemanilercetruccarmicomprareunpacchettodiciungàm, uscire, venire abbordata da un russo
("ehi sei bèla sei simpattica, hai una sigarèta?") 
e maledetta quattro volte da una zingara, 
dopodichè ci vediamo.
Sembra S., uno dei primi amori della mia vita.
Sorride e ha i denti striati di marroncino, tutte quelle sigarette fai da te.
Ci baceremo quattro ore dopo sotto il portico di Piazza dei Mercanti, alla fine di un estenuante trattenersi attraverso parco Sempione e le suggestioni escludenti di Milano.
I pavimenti della metro sono così infangati e le mie suole ormai così irrisorie che praticamente pàttino, e il clone di S. mi deve sorreggere per far sì che non stampi il culone a terra. 
Al binario, mi ribacia.
Dico: "ti chiedo solo di non sparire". Dio, che patetismo, era quasi meglio cadere o vomitar nel piatto alla tavola calda.
Dice: "d'accordo".
Mi rifugio nel sedile  accanto a una coppia di dolci nonni calabresi, che subito mi offrono un panino salame-sottaceti grondante unto e apprensione.
Declino.
Dal finestrino lo guardo cercarmi; non tamburello con le nocche, non mi sporgo.
E' sparito.

...d' accordo.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehy super Martius!

Spero tanto che questa trans-oceanica ti abbia scaldato il cuore!

Spero che l'uomo Viscidus acti-regularis si trasformi in Alessia Marcuzzi, o ameno, in qulacuno/qualcosa di piu' gentile e comprensivo.

Spero che tutto cio' in cui speri tu si avveri, ed anche in fretta, ECCHECAZZO!!!


Baci babbucciosi

by

Fonda(n)t(rice) del movimento planetario anti plafoniere

Claire. ha detto...

La domanda è: sei sicura che sia sparito? Tipo, sparito-sparito, non semplicemente sparito-hoavutodafare o sparito-sonoinparanoia...

Choppa ha detto...

@la fondatrice: eh. mah. scaldato il cuore un par di ciufoli. Non parliamo poi dei piedi.
Ma verranno tempi migliori! Forse anzi son già arrivati! Sentiamoci presto. :*

@claire: propendo per lo sparito-sparito. Ma non si sa mai. E' il "non si sa mai" che frega sempre.

LaKikka ha detto...

leggerti è sempre immergersi in un vortice di sensazioni, immagini, colori, passione...
ogni volta mi fai viaggiare con te...stavolta avrei voluto farlo davvero, almeno ti potevi rannicchiare vicino a me nel treno per scaldarti un pò...
aspetto news sul terrone milanese. ti voglio bene. chris

Anonimo ha detto...

ciao choppa. scusa se vado ot, ma ho appena saputo che c'è una proposta di legge per limitare l'uso di internet e mi sento un po' disperato. non vorrei creare allarmismi, però...
ciao
abbaino