mercoledì, dicembre 19, 2007

Un Vascello carico di


Potrei parlare di fontane, strade, palazzi, librerie. Di un teatro, il "Vascello", che sta chiudendo, di spettacoli, di autobus, di panchine. Parlerei di gente.
La gente che ha scolpito le vasche della Trevi, la gente che cammina per le vie, che le sporca, che le pulisce, gente che vende, abita, consuma, recita.
Gente che chiude teatri per costruire appartamenti e garages.
Il "Vascello" di Monteverde, Roma, una volta era un cinema; il che è un curioso voltare la faccia alla tendenza che vede i teatri diventare sale che diventano multisale che diventano appartamenti e garages.
Come tutti gli ex-cinema, anche lui ha muri che conservano storie di gente.
Peppe ha visto qui il suo primo film di Bud Spencer, a cinque anni, e sua mamma ha dovuto trascinarlo fuori perchè faceva il diavolo a quattro.
Chiara ci ha lavorato sei anni come bigliettaia, Filippo ci ha invitato Gabriella, quella volta che ha trovato il coraggio.
Lei aveva portato i pop corn fatti in casa e gli occhiali sul naso: non era mai stata così bella.
Lucrezia si riparava sotto le sue tettoie quando pioveva, Marco indugiava sempre sui titoli di coda, decidendo dove cenare dopo lo spettacolo delle 20.
Io domenica ci ho visto "Bahamut" di Antonio Rezza.
Scritti e diretti con la compagna Flavia Mastrella, gli assurdi personaggi dell'attore romano raccontano l'esasperazione della componente grottesca nel reale. Tra prove di recitazione corporale encomiabili e spunti di riflessione politica e sociale presentati in un contesto surreale , le due ore di "Bahamut" (seguite da un esilarante "finto bis"), sono un'esperienza rara di coinvolgimento fisico, mentale ed emotivo che sembra fatta apposta per essere vissuta al "Vascello", per l'azzeramento dello spazio tra proscenio e ribaltine, tra attore e pubblico, che viene totalmente introdotto nel sapido mondo di Rezza.
All'uscita, firmiamo LA PETIZIONE PER SALVARE IL TEATRO dalla demolizione, e compriamo due mattoni che andranno ad aggiungersi agli altri nella costruzione del muro materiale che preserverà metaforicamente la cultura dal suo abbattimento definitivo.
Con pennello e tempera Giotto dipingo una barchetta in mezzo al mare, un sole arancione e ci scrivo "Beppe-Marta" in blu.
Altre due persone per il "Vascello", un'altra storia da aggiungere ai muri, solidissimi, della speranza, del sapere, dello spettacolo, della cultura, che certa gente non riuscirà mai ad abbattere. Soprattutto se la "mia" gente si prende due minuti per firmare! (invece che guardare le tettone su youporn)

1 commento:

guccia ha detto...

Dai qua il cinema l'abbiamo riaperto, peccato che tra una proiezione e l'altra ci facciano iniziative cattoliche-intransigenti... quasi quasi, adesso che ci penso... ho contibuito alla riapertura di un mostro a due facce :O
Auguri per il teatro, se passo compro un mattone anch'io ;)