lunedì, novembre 07, 2005

Salumi e caci


Dopo il lungo panegirico su Bologna, ritorno la choppa di sempre e vi racconto la mia ultima esperienza formativa.
Sapendo dalla solita amica fidata dell'arrivo di inquietanti U.F.O. nella piazza di Sasso Marconi, non ho perso l'occasione di fiondarmici per fare sfoggio delle mie doti di mediatrice culturale, nonche' di portatrice di pace di fronte a colonizzatori terreni e no.
Arrivati nella patria della radio, scopriamo che gli invasori hanno gia' cominciato a plagiare i cittadini, che si avvicinano a frotte attirati dagli invitanti odori sprigionati dalla tana del nemico.
L'avvistamento di un cartello segnaletico recante lo slogan "Borlenghi al Ragu' " mi riporta alla realta': non mi trovo sul set de "L'invasione degli ultracorpi", ma alla sbrodolesca TARTUFESTA!
Con passo sciolto mi dirigo verso il primo stand-base spaziale calabrese e, per nulla intimorita dall'ardito accostamento, mi lascio convincere ad assaggiare un cucchiaino di nocciolella, subitaneamente seguito da un'oliva piccante. Comincio a rivedere i marziani.
Passeggio del tutto a mio agio tra capocolli di maiale, bottigliette di olii toscani, bottiglioni di vino siculo, enormi focacce pugliesi che mi ricordano le gorgiere delle dame seicentesche: i pomodorini secchi potrebbero essere preziosi rubini. E le macchie d'unto l'alone lasciato da gocce di profumo francese (ve l'avevo detto che non stavo bene).
L'acquolina scorre copiosa alla vista di melanzane sott'olio, tranci di cioccolato alle noci grandi come la Basilicata, collier di salsiccine piccanti, prosciutti di cinghiale, pile di barattolini di miele di lavanda, d'acero, d'acacia.
Ho anche visto, giuro, un vaso delle dimensioni di un cranio pieno di "Bomba pugliese", un intruglio al peperoncino programmato per uccidere, e i "Coglioni del mulo", due palle da bowling che hanno dato il via a una lunga serie di battute goliardiche de noantri. Davanti alla richiesta di spiegazioni e alla mia faccia divertita, la salumiera di Norcia non si e' scomposta e ha sentenziato un laconico "In realta' sono di asino".
Siccome i vari assaggini di salumi e formaggi piu' che sfamarci ci avevano stuzzicato l'appetito, abbiamo deciso di rendere omaggio al prodotto principe della festa e andarci a rimpinzare in armonia nello standone ristorante, la casa-base degli alieni.
Un kilometro per due, lo standone ha soddisfatto le nostre aspettative. Alcune voci del menu': lasagne al tartufo, gnocchi al tartufo, garganelli salsiccia e tartufo, filetto al tartufo e rucola, cotoletta bolognese con tartufo, straccetti al tartufo, pure' con grattatina di tartufo.
Dolce: torta di riso. Credevate tartufo, eh?
Si allentano le cinture, si fa un ultimo giretto, si combatte dolcemente per non soccombere alla saracinesca impietosa del Barbera. La mente deve restare lucida per gli ultimi stimoli olfatto-visivi.
Compriamo un ciaùscolo, salume umbro spalmabile, e un lungo salamone di cinghiale,
un pacchetto di farina di mandorle (in attesa di essere utilizzato per i fruttini di Natale) e un chilo di farina di mais per polenta macinata nell'ultimo mulino attivo nella zona.
Che a comprare quella istantanea del supermercato avrei speso due volte meno, ma volete mettere la gioia di rimestare nel paiolo per 45 minuti in un freddo pomeriggio invernale?
Viva le sagre paesane, viva i contadini, viva le tradizioni che resistono, alla faccia del cibo sintetico e dei sapori inesistenti.

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