lunedì, ottobre 17, 2005

"Da Jolanda" from hell


Tutto comincio' con una proposta del tutto innocua:
"Ehi, vi devo portare assolutamente a mangiare in un posto stupendo, e' in Toscana, vicino a Firenzuola".
Il "vi" era riferito a me e al mio ragazzo, gia' citato per la sua disponibilita' e bonta' d'animo, il "devo" era in prima persona perche' il mittente era un nostro amico motorizzato.
Il nostro entusiasmo nell'accettare l'offerta fu prontamente giustificato dal fatto che:
A- siamo due mangioni golosi che amano scoprire nuove trattorie/locande/osterie/bettole ove poter sfogare il nostro mannaresco appetito

B- siamo due mangioni golosi senza patente.

Giunto il fatidico giorno, ci preparammo alla spedizione mettendo in atto il ferreo binomio "digiuno ascetico e meditazione": un mela alle nove del mattino e pensieri impuri riguardanti i succulenti piatti appenninici che ci avrebbero attesi la sera stessa.
Alle sette meno un quarto PUNTUALI, gli amici arrivarono: crini lindi, sorriso delle grandi occasioni e valigie di aspettativa.
Alla domanda della premurosa Stefi "Soffrite di macchina?" e alla sottovalutata constatazione "perche' ci sono molte curve", la nostra risposta, un po' per la fretta e un po' perche' ci sia credeva davvero, fu: "no no, va bene cosi'".
E si sali' sul sedile posteriore.

Ora, il nostro amico autista GUIDA FORTE (mio eufemismo).
Il numero dei km da percorrere era COSPICUO.
La percentuale di strada curvosa era 75.
Morale: arrivati al passo della Futa eravamo due cenci. Il mio ragazzo con gli occhi a bigne', la pelle lattea e la tipica rigidita' cornwelliana da post-mortem.
Io con la verve di un cadavere che sta per vomitare.
Tra l'altro, il digiuno era stato da me interrotto bevendo mezzo litro di "Kinota", il chinotto del discount, che tra i tornanti tosco-emiliani si ribello' facendomi produrre ingenti cl di saliva dolciastra.
Stoicamente resistemmo.
Fu una magnifica serata: il ristorante si rivelo' ottimo, le ficattole numerose, il cinghiale superbo e i porcini fritti insuperabili.
Il vino e la grappa scorsero a fiumi, specie nel bicchiere del pilota pazzo, che al ritorno, dopo bis di rutti e risate da sopravvissuti, ci riporto' a casa dimostrando a noi morticini ben pasciuti la teoria della relativita' temporale (nonche' l'esistenza di mondi paralleli a forma di ficattola).
Al grido di "Don't dream it, be it!" comincio' allora la nostra trasformazione in aspiranti critici gastronomici.
Nulla ci vieta di rifarlo!

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