domenica, febbraio 27, 2011

Ti racconto un fico

E vabè, non aggiorno da un casino.
Non ditemi che siete rimasti col fiato sospeso fino adesso perché vi ho ammazzati tutti e capace che mi entri Fabrizio Corona dalla finestra per fotografarmi il dolore.
Comunque, il fatto per cui sareste morti sarebbe questo:
sabato scorso mi sono recata a Milano con un malefico paio di scarpe tacco 12 e una paura fottuta, poiché il mio amico (anche se non lo conosco bene, ma chissenefrega, ormai tutti sono amici di tutti anche se poi a vicenda ci si ruba i cents per prendere un latte macchiato dalla macchinetta Zanussi) Christian Mascheroni mi ha invitata a una serata grammaticalmente chiamata "Virgola, scrittori".
Nel corso della serata, mirabilmente ingemmata da grossi nomi del teatro e della scrittura che al momento mi sfuggono, io e i miei tacchi 12 abbiamo dovuto scrivere un raccontino che avesse come tema il viaggio, e io che c'è da dire che quando mi fisso mi fisso, ecco che ho tirato di nuovo fuori il mio tumore, alè, ed ecco che ho prodotto un racconto intitolato "Uova".
Vorrei farvelo leggere in tutti i modi, pubblicarlo qui e consegnarlo a voi amici e all'etere tutto, però purtroppo il programmino di scrittura orrendo ospitato abusivamente sul compiuterino dei miei non permette il copia-incolla.
Maccome, direte voi, Impossibile!
Eh lo so, lo sembra, eppure è possibile.
Eh ma allora ricopialo dall'originale scritto a mano!
Eh lo so, ma non ho mai tempo.
Eh ma allora sei stronza!
Eh sì un po'.
Però prometto che presto lo potrete leggere, e come al solito vi permetto di gioirne, quindi poi alla fine tanto stronza non sono.
E niente, prima di questa serata nella quale attori hanno recitato, presentatori presentato e scrittori parlato (eh infatti questa è strana. In pubblico i cantanti cantano, i musicisti musicano, i ballerini ballano, e gli scrittori parlano. Ma perché? Fateli prima scrivere e poi leggere di ciò che hanno scritto. Lasciate che siano i parlatori a parlare, mica gli scrittori),
io ho fatto quello che dovrebbero fare gli scrittori veri o presunti e ho scritto, poi letto quello che ho scritto.
E prima, dicevo, l'amico Christian Mascheroni mi ha intervistata per la trasmissione "Ti racconto un libro", che io non ho mai visto, in onda sul canale digitale terrestre che non possiedo "Iris".
Se volete buttarci un occhio, comunque.
Vedrete i miei tacchi 12 tremolare come gelatine in centrifuga all'ordine di "GUARDA LA TORRE, LA TORRE!" e altre oscenità gridate dal cameraman.
E il primo piano del mio faccione con particolare zumato dei miei occhi sbavati da due ore e mezza di autostrada + venti minuti di Autogrill + mezz'ora di metro.
Comunque.
E il motivo per cui questo post è scritto un po' tutto, cioè, giovanilistico tipo con le frasi che cominciano per E e un casino di comunque e la punteggiatura, per dire, parecchio alla cazzo, è perché devo correre a cucinare una crema pasticcera che non mi ricordo se pasticcera si scriva con la i o senza.
Poi nevica, e ho fatto anche il polpettone, poi dentro sembra che il vuoto lasciato dall'ovaia si sia riempito di cose da fare e gioia e amore per la vita in generale, quindi ecco perdonatemi, se vi riesce.

ps: ho stretto la mano e scambiato due parole e condiviso il raccontino anche con Alessandra Casella. No, dico, uau. La stessa Alessandra Casella della tv delle ragazze, di "A tutto volume", de "Le finte bionde". Non so se avete presente. Un mito vero.

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