martedì, aprile 06, 2010

La Pasqua, c'est quoi?

Ancora imbottita di agnellofritto-polp'alprezzemolo-uovasodestrapazzatedicioccolato-asparagispeckerucola, a lavello rigurgitante piatti da scrostare e teglie da compatire, ritorno alla mia vita di impegni giornalieri divertenti e no.
Non prego, non reggo la retorica tutta cattolica del volersi bene l'un con l'altro per apparire puri ad occhi superiori, la mia famiglia è d'accordo con me nel pascersi del comune piacere di attenersi, durante le feste comandate, a un dogma strettamente culinario, dunque via a paste fresche e imbottiture al prosciutto, largo alle grattugie ai mezzi chili di Parmigiano, ai cestini di arachidi a uova e colombe, cannelloni riempiti a mano ed ecco il nostro credo, il nostro volerci bene l'un con l'altro: passare il tempo a lavorare per rimpinzarsi, non cedendo al litigio mai, condividendo il lavoro e i saperi in perfetta comunione e così sia.
Questa è la nostra Pasqua laica: organizzare due pranzi luculliani spignattando gomito a gomito per dodici ore di fila senza lasciarsi scappare nemmeno un vaffanculo.
Durante la consumazione del pasto il cuore si lascia andare, navigando nel Passito lungo tutto il corpo, lubrificato dal Mandarinetto-preparatoappostadalsuocerocalabrese, le angosce represse si liberano e si piangono lacrime e vini liquorosi.
Ieri, complici i sei-sette-otto bicchierini "che tanto son piccoli" di Pantelleria, più qualche sorsone di Amarone, ho pianto, pianto, pianto mentre azzannavo la colomba.
Pianto per l'incertezza del futuro, pianto per la stanchezza, pianto perché sto attraversando la mia linea d'ombra, pianto a prescindere.
Tanto che la sorella maggiore, di solito più incline di me a lasciarsi andare allo sconforto, mi ha consolata, versandomi dell'altro Passito. Evviva!
Comunque, se questa festa laica dev'essere di rinascita, che sia.
Liberazione, sfogo, innalzamento dello spirito, eliminazione delle scorie: io me ne vado al parco Talon a sedermi sull'erba e scrivere, la mutter va dal parrucchiere, il Babbuddha a suonare, Marco a fare le sue compravendite in giro per il mondo, la Prisci a cagare sul tappeto.
Ci si sente già tutti più leggeri, più vivi, nel nostro piccolo modo, nel nostro piccolo mondo.


Stacco.

Agnello fritto abbandonato sul piatto.

Stacco.

Gubài

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