venerdì, dicembre 30, 2005

Vietato ai Vegetariani

A casa di un'amica ho assistito alla preparazione del maiale: budelli, salsicce, salami, capocolli e pancette, un'esperienza cosi' insolita per una choppa metropolitana come me, che non riesco a scriverne ora, col sole in faccia e l'espresso in mano, raccolta tra odori detergenti.
Non mi resta che prendere il mio sdrucito taccuino per gli appunti e proporvi (o propinarvi, dipende dai gusti), le reazioni a caldo buttate giu' ieri sera.

"Entrando in quel garage ho avvertito il profumo del panico, della resistenza a oltranza, mi e' apparso un maiale cotto vivo come in sogno, ho reagito come al solito: macchina fotografica e via, a scattare e riprendere serialmente come un personaggio di Antonioni, senza pensare, affogandomi d'immagini scioccanti per poi archiviarle nella memory card da 128 mega.
Quando visitai Mauthausen, con la scuola, feci la stessa cosa: fotografai le baracche, la camera a gas, l'orrendo macchinario per sterilizzare i vestiti, con assoluta freddezza.
Non mi chiedevo nulla, sul momento.
Non piangevo, non mi aggrappavo al prossimo, non profanavo l'aria con esclamazioni ultraterrene e fuoriluogo.
Scattavo.
Poi, a casa, una volta sola con la stampa Kodak tra le dita, cominciai a realizzare.
Lo sterminio, il freddo, le umiliazioni, il letto di granito per le vivisezioni, la massa di corpi, la pura follia. E non dormii per sei giorni consecutivi.
Chissa' se mi aspetta la stessa cosa, una settimana in compagnia di incubi formato maiale, strutti rappresi e zampette sanguinanti, svegliarmi senza fiato con quel puzzo di gomma marcia in gola.
Lo stesso che sentivo in Austria, le narici intontite dal profondo odore del grasso caldo, cosi' simile alla morte, al dolore come lo immagino io."

Sono ancora convinta che sia fondamentale vedere da dove provenga la roba che mangiamo.
I polli gonfi incellofanati, le fette di prosciutto nel polistirolo non parlano di niente, non hanno carattere. Ho voluto a tutti i costi guardare il sangue, il pentolone dello strutto sobbollire, le budella a bagno, ho voluto sentire l'odore e il rumore del cibo.
Cosi' come sono ancora convinta che sia fondamentale vedere da dove proveniamo noi, di cosa siamo fatti, di che schifo storico siamo responsabili e in parte consapevoli.
Inutile dire che l'atmosfera nel garage era ben diversa da quella nel campo di concentramento, eppure mi e' venuto naturale accostare le due esperienze, le piu' simili alla morte che io abbia mai vissuto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mmmhh Marta...mi tocchi da vicino.
Io che ormai non mangio carne con convinzione dalla terza liceo ora sono nella realta´del mio ragazzo e delle sue tradizioni per cui uccidere il maiale era una gran festa per tutta la famiglia!!!cool!
e devi vedere come si appassionano a spiegarmi tutti i dettagli di come gli tiravan fuori gli occhi o altri giochetti del genere!!!grazie mille!!!e che belle foto hanno appese in cucina!!!
pero´io la forza che hai avuto tu nel vedere tutto di persona credo non lávro´mai...
mi limito alle foto...BUON ANNO MARTILLA!UN ABBRACCIO ZAMPOGNARO(NO;quella e´un altra cosa)

Choppa ha detto...

wow mi piacerebbe conoscere la famiglia del tuo ragazzo!!
Sei andata a pescare (anzi, a cacciare..) un vero austriaco rurale... avrai frankfurter freschi tutto l'anno...fortunella!
Auguri anche a te e a presto