Riprendo a scrivere sul Wonderful blog, trascurato così a lungo nonostante la mia vita non si sia fermata un attimo dalla pubblicazione dell'ultimo post.
O magari è proprio per questo che non ho più aggiornato? Non so.
Secondo me il grande killer dei blog è Facebook - mica solo secondo me, forse anche secondo Marshall McLuhan. Come vorrei che Marshall McLuhan fosse qui accanto a me, seduto al tavolo da pranzo, apposta per smentirmi!
Così, siccome posto che riposto su Facebook molte delle avventure e dei pensieri che in realtà vorrei pubblicare qui sul blog, ma poi non succede mai, mi sono detta
"riparto dal blog e lascio perdere Facebook per un po'."
Così, per vedere l'effetto che fa, per vedere se funziona ancora la cosa fantastica dell'aspettare i vostri commenti qui, invece che sul network sociale. Anche perché sul network sociale, insieme ai vostri commenti paciosi e interessanti, mi tocca sorbire pure quelli di gente che credo viva nella melma fluorescente e caccolosa del proprio livore. E allora insomma, perché non scegliere mille volte il blog, dove almeno posso ergermi a severo censore senza ritrovarmi intrappolata in situazioni di amicizie interrotte e faide quinquennali che manco nelle telenovelas? Ecco.
Per prima cosa, dunque, parto dal presente per darvi un quadro della situazione generale.
C'è il sole dietro la nebbia.
Nell'aria aleggia un profumino di ciambella al cacao mista a funghi e salsiccia (mischiati solo a livello gassoso, non solido. Non sono ancora passata alla cucina sperimentale).
Se apro la finestra invece si sente come un odore di esalazione di maglioni di lana misto a castagne arrosto.
Le foglie sono gialle, le labbra se rimani al freddo nudo di notte, blu.
Le giornate si accorciano, le scuole ricominciano, insomma tutto nella norma.
La novità è che in una delle scuole che sono ricominciate ci insegno io, e questo è un grosso cambiamento nonché uno dei motivi principali per i quali ho trascurato il blog, insieme al maledetto Facebook.
La scuola nella quale insegno si chiama PINGU, ed è proprio quello che pensate: una scuola basata sul pinguino dei cartoni anni 70. Ah, non pensavate? Beh, di questo si tratta!
E' una meraviglia. Fino a maggio la scuola è stata un cantiere pieno di calcinacci e travi lunghe sei metri; la mia capa mi faceva vedere i progetti dicendomi "capito, qui ci sarà il bagno e qui è dove verrà la tua aula! Ti piace?" ma io che ho la mente piena di Zigo Zago e caramelle non riuscivo proprio a immaginarmela finita, e dicevo "sì sì, bello!" e me ne andavo perplessa.
Poi, a primavera inoltrata, eccola lì, in tutto il suo splendore pinguino. E' tutta blu, gialla e rosa. Ci sono le gigantografie della famiglia di Pingu appiccicate alle pareti, un enorme mappamondo, quattro aule che danno sulla strada e sono piene di sole.
La mia è quella gialla, con il poster gigante di Pinga che esce dalla scatola delle poste, perché in un episodio suo fratello Pingu per sbaglio rischia di mandarla al Polo Nord. (Dal Polo Sud, dove abitano i pinguini; so che tutti lo sapete ma non si sa mai, io mi confondo sempre).
Ogni giorno vado in questo posto gioioso e insegno inglese a bimbi che a volte sono gioiosi e altre volte meno, ma tutti, tutti così pieni di vita da sembrare dei tubetti di tempera pronti a essere squizzati sulla tela.
Mi diverto molto, e imparo tanto. A farmi ascoltare, ad aver fiducia in innumerevoli cose, da ciò che dico al fatto che nessuno si fracasserà il cranio a vicenda litigando per un pennarello.
Preparo le lezioni, ballo, canto, ripeto, cerco di fare in modo che, per il più possibile, tutti stiano bene e imparino a dire Hello e Bye Bye e a rispondere a proposito, che si apra un piccolo spiraglio leggendo insieme semplici storie, e che non si mangino le caccole. (Questo è il compito più arduo in assoluto).
Così, dall'essere un'autrice disoccupata incapace di scrivere un nuovo romanzo perché troppo stressata dalla torre di bollette arretrate, sono passata a essere un'autrice che piano piano scrive il suo nuovo romanzo e nel frattempo insegna inglese e riesce a pagare le bollette, quasi sempre in tempo.
Non è affatto un brutto risultato.
Come ho trovato il lavoro alla Pingu?
Grazie ad Alice, mia lettrice storica. Mi ha conosciuta attraverso il wonderful blog e mi ha proposto di mandare il curriculum a quella che è diventata la mia capa.
Questo particolare tenetelo a mente che è importante ai fini di trarre il massimo da questo post, in termini di soddisfazioni personali e reazione "WOW".
Nel frattempo, mentre rincorrevo tubetti di tempera impazziti durante i campi estivi della Pingu,
con il mio quartetto blues ho cantato al Porretta Soul Festival. Mio sogno da quando avevo circa undici anni. Arrivarci è stata una faticaccia vera: fino all'ultimo secondo non sapevamo se saremmo riusciti a suonare. Abbiamo dovuto sostituire Marco il contrabbassista nonché inquilino del mio cuore perché al lavoro, cascasse il mondo, quelle tre ore di permesso il 24 luglio per raggiungere Porretta e suonare, no e poi no, manco a piangere in turco.
Così, pronti, sostituiamo Marco con la bravissima e super simpa Camilla Missio, che si impara l'intero repertorio in una sera. Poi, il 24 luglio, piove. Non pioggerellina rinfrescante e leggerina che in estate signora mia fa sempre piacere, fa respirare un poco dopo tutta questa afa. No. L'uragano Katrina in premestruo.
Nuvoloni neri, strepiti e minacce, tuoni fulmini e chicconi di grandine. Teli a ricoprire il palco, fonici schiumanti e depressione generale fino a cinque minuti prima che cominciasse il nostro concerto. Allora sole, caldo improvviso, pressione alta sia atmosferica che arteriosa, e abbiamo suonato come forse nemmeno a New Orleans, che pullula di intenditori di musica soul & visceral, nonché di uragani.
Come ho fatto a realizzare il mio sogno e cantare sul palco del Porretta Soul facendo risuonare il mio vocione per tutto il paese?
Grazie al fatto che vent'anni fa ho guardato la videocassetta di "The Commitments", mi sono innamorata del soul e di ciò che rappresenta, non ho mai smesso di cantare e sognare di farlo, un giorno, su un palco come quello di Porretta, e poi dieci anni dopo a ventun anni ho cominciato a scrivere un blog che ha come indirizzo "Soul Proud Choppa", che è ancora qui, che di anni ne ho trentuno.
Non ho smesso, ecco.
Diciamo che nella vita ho lasciato a metà tantissime cose.
Ma quelle che ho sempre sentito dentro, nel profondo, dall'inizio, e forti come porte spalancate, non sono mai finite.
Si realizzano, i sogni, le cose belle, amici si realizzano.
Non smettete di sognare; non è una frase di Walt Disney strafatto di marshmallow; io credo sia la realtà. Se c'è qualcosa che avete dentro da tempo, da tanto, da sempre, fatela uscire o marcirà, vi renderà tristi e vi farà ammalare.
Io covo storie, romanzi, canzoni, avventure. Covo desideri.
Covo ansie e dolori e pensieri negativi che mi dicono che non li realizzerò mai.
Ma l'evidenza è qui, in ciò che scrivo e nello spazio che lo ospita.
Tutto, per me, è partito da questo blog.
Non lo tradirò mai più per Facebook, non lo trascurerò,
Vi auguro di fare lo stesso, con tutti i vostri sogni più segreti.
(Sì, anche quelli che coinvolgono papere e nutella).